“Gli occhi sono i fari della fascia” recitava A.T. Still alla fine dell’800.
Basti pensare alle strutture anatomiche di connessione tra l’occhio e il cranio, al sistema muscolare deputato alla motricità, al sistema sensoriale che innerva gli occhi, per condividere totalmente l’affermazione del padre dell’osteopatia.
Se pensiamo poi all’imperativo dell’orizzontalità dello sguardo, ne abbiamo un’ulteriore conferma.
In milioni di anni lo studio sull’evoluzione filogenetica ha dimostrato le varie tappe evolutive che hanno permesso all’uomo di passare dalla quadrupedia alla stazione eretta. Durante lo stesso periodo la forma del cranio si è adattata, il foro occipitale si è verticalizzato, le curve rachidee hanno creato le lordosi di compenso. Tutti questi cambiamenti sono finalizzati ad un ideale scarico della forza di gravità lungo le linee di forza della trabecolatura ossea delle vertebre e degli arti inferiori.
Ma se focalizziamo l’attenzione sul piano bi-oculare possiamo notare che, durante tutta l’evoluzione, si è mantenuta la perfetta orizzontalità.
Gli occhi sono i fari della fascia
Anche il caso di una scoliosi può essere considerato come un disperato tentativo del nostro organismo di ritrovare un equilibrio finalizzato al mantenimento dell’orizzontalità dello sguardo. E la presenza di una disfunzione della motricità oculare in tutti i soggetti scoliotici ce ne dà la conferma.
A parte la pelle che ricopre l’intera superficie corporea, tutti gli altri organi di senso sono alloggiati nel cranio e ne ricevono l’innervazione dai nervi cranici. Ma, diversamente dagli altri organi di senso olfatto, udito, gusto, l’organo della vista è servito da 4 dei 12 nervi cranici (il II° nervo cranico per la visione, 3 nervi per la motricità e la branca del trigemino per la sensibilità e la motricità intrinseca), più la prima branca del trigemino.
Più di 1/3 dei nervi cranici è destinato alla gestione del sistema visivo!
Considerando che la natura non lascia nulla affidato al caso, riesce facile comprendere la sua importanza dal punto di vista sensoriale (esterocezione), posturale (riflesso oculo-cefalo-giro), sociale, emozionale.
Se poi prendiamo in considerazione il concetto di interconnessione tra forma e funzione e proviamo ad avere una visione olistica del sistema fasciale, è facile comprendere come una disfunzione osteopatica, non solo craniale, possa incidere sul delicatissimo funzionamento dell’occhio e delle funzioni ad esso collegate.
PATOLOGIE OCCHIO
Tra le patologie oculari che giovano del trattamento osteopatico troviamo:
- Miopia
- Ipermetropia
- Strabismo
- Ptosi palpebrale superiore
- Lagoftalmo
- Congiuntivite
- Sindrome del ganglio ciliare
- Dolori oculari
- Lacrimazione esagerata
- Otturazione canale lacrimale
- Ipoconvergenze
In alcune patologie di primaria competenza medica, possiamo avere un’azione integrativa complementare al trattamento dello specialista. È il caso di:
- Astigmatismo
- Glaucoma
- Presbiopia
- Cataratta
È però necessaria, in sede di anamnesi, un’accurata semeiotica al fine di distinguere una patologia di competenza medica da una disfunzione osteopatica.
Nel caso in cui un paziente richieda un consulto osteopatico sprovvisto di esami clinici strumentali (TAC, RMN), dobbiamo inviarlo dallo specialista affinché vengano escluse delle patologie che potrebbero costituire una controindicazione al trattamento osteopatico stesso.
È il caso di un aneurisma, di un’emorragia, di un ingrossamento della ghiandola pituitaria o della presenza di una massa tumorale che può comprimere, durante il tragitto, gli elementi vasculo-nervosi.
Non dobbiamo inoltre dimenticare i disturbi visivi causati dalla pressione esercitata sul nervo ottico dalle pareti dei seni sfenoidali o etmoidali, dovuta alla mutazione e all’ispessimento delle cellule aeree a seguito di un’infiammazione sinusale.
Anche i nervi oculomotori possono essere turbati durante il tragitto dalla pressione di arterie ingrossate o dalle abnormi tensioni delle meningi.
Dobbiamo infine considerare che i tre nervi motori sono strettamente collegati ai seni cavernosi. Quindi lo squilibrio di tensione del tentorio del cervelletto o un aumento della pressione venosa, sia essa causata da una restrizione di mobilità delle articolazioni Occipito-Mastoidee che da una congestione a livello toracico, possono provocare disfunzioni oculo-motorie.